LUIGI DE GENNARO

PITTORE SURREALISTA

LUIGI DE GENNARO.

Data di nascita: 21 agosto 1949.

Formazione artistica: Castello Sforzesco (Ml), allievo di

Pianetti, Cassinari.

Critici: Paolo Levi, Antonino De Bono, Giorgio Falossi.

Walter Venanzio, Giordano Bernacchini, Romano Pelati,

Francesca Biondolillo, Maria Montanari, Antonio Barbato,

Tecnica adoperata: olio su tela.

Espressione artistica: surreale.

Recenti eventi espositivi: 2010 - Esposizione presso il

Museo Sciortino di Monreale (PA); 2009 - Esposizione

Galleria Modigliani, Primo Concorso "Giorgio Falossi".

BIOGRAFIA

Luigi De Gennaro

Surrealista, nato a Nola (NA), si trasferì a Milano negli anni '70 ove prese a frequentare circoli culturali e associazioni come: Associazione Amici di Legnano e Associazione Amici del Quadrato (qui sono in permanenza alcune sue opere). Si iscrisse successivamente alla scuola d'arte "Il Castello Sforzesco" che lasciò dopo due anni per seguire i Maestri: R. Pianetti, MV. Cassinari el Pascal. Dopo il tirocinio, si allontanò per seguire la propria arte che sfocio nel "Surreale". La prima mostra nel '75, alla Gall. Bramante, con l'effetto di suscitare interesse e curiosità.

FORMAZIONE

De Gennaro è un artista formatosi in una congerie culturale - quella italiana degli anni Sessantal molto ricca di fermenti culturali, che vedeva quella proficua opposizione tra le avanguardie informali ed il figurativo; in quella querelle pochi artisti riuscirono ad uscire indenni preferendo la libertà del fare, fra questi De Gennaro, interprete di chiara marca surreale, neo simbolica, la cui pittura vivace nel tempoper pro posizioni ed esiti, scivola felicemente nell'onirica libertà del sogno.

Come una casa, che allo stesso tempo è presenza e chiusura, la posizione stilistica ed espressiva di Luigi De Gennaro, pur evitando l'alienazione sociale, segue solo se stessa. La sua casa è un libro di quadri da contemplare una volta varcato l'ingresso, da sfogliare percorrendo corridoi e stanze; libro che è l'artista stesso in quanto pensiero e inquilino della propria estensione artistica. Affermare l'unità dell'artista con la propria abitazione permette di capirne la posizione: uno sguardo critico che si esprime evitando le mode e mantenendo sempre una contraddistinta, ma non inflessibile, matrice surrealista.

Dipinti che sono la cristallizzazione di un occhio che vive e, allo stesso tempo, ferma la vita analizzandone alcune dinamiche con la lucidità di un flash fotografico, riproducendole con colori e linee chirurgiche che ne rilevano, selezionano ed elevano ogni elemento. De Gennaro scoperchia, smonta e rielabora il flusso psichico e sociale, fissandone ed interrogandone certe zone, portandone in luce alcuni meccanismi e riuscendo a dare organicità a tutti gli ambiti toccati, ritratti nella loro compenetrazione viscerale.

Se in precedenza la sua opera aveva narrato le visioni e le trame del mondo attraverso una riproduzione realistica, ora l'artista sembra incamminarsi verso un'esclusività dei soggetti, delimitando ancora meglio i propri intenti, che risalgono quasi in modo semiotico, provando a ridurre gli elementi marginali ed accentuando la messa a fuoco, senza mai cadere nel solipsismo dei protagonisti.


L'efficacia della bidimensionalità è perfettamente osservabile ne: "Il gioco delle tre carte", azione e movimento vengono accantonati in direzione di una comunicazione sempre più esplicita, che non lascia dubbi riguardo al legame "relazioni amorose gioco". Ricordi di amori mai idealizzati, forse clan destini e appartenenti alla storia filogenetica dell'uomo, possono essere suggeriti da "Riminiscenze", opera ironicamente intitolata trasportando Rimini, luogo di passioni e divertimenti trasgressivi, nel vissuto della collettività. Episodi, tratti dalla realtà o dalla fantasia, raccontati per mettere in luce sensi ed aree nascoste; ma anche polarizzazioni della vita ed astrazioni dalla sua velocità d'azione e movimento. Eventi e incroci sotterranei, le cui cime appuntite vengono solitamente additate come sconvenienti ogni volta che spuntano in superficie, di pinti essere universalizzati; e ritratti di vision che macchiano e relativizzano tutto ciò che vien considerato buona regola, bel pensiero, costume comportamento adeguato. Questo è Luigi De Gernaro. [Giordano Bernacchini, 2010]